Quando si parla di rifacimento del tetto, può capitare di trovarsi di fronte edifici storici o con un’estetica particolare, che non si vuole intaccare o modificare.
In questi casi, l’intervento di rifacimento dovrà coniugare il rispetto per l’aspetto dell’edificio con l’utilizzo di tecniche e materiali moderni che rispondano ai criteri di efficienza attuali e che garantiscano l’isolamento termico e la tenuta all’acqua.
Nel corso degli anni, ci è capitato molte volte di intervenire su edifici di interesse storico, valutando e implementando di volta in volta le soluzioni più idonee.
Vediamo insieme 3 casi di rifacimento del tetto di edifici storici che riteniamo particolarmente significativi.
1. Chiesa Parrocchiale, quartiere Cederna (Monza)
Questa Chiesa degli anni ’30 del Novecento necessitava di un intervento risolutivo in seguito a un problema di importanti infiltrazioni, già manifestate a livello di pareti e soffitti, ma che rischiavano di intaccare una serie di affreschi di pregevole fattura, oltre a mettere a rischio l’intera struttura.
La priorità, in questo intervento, era quella di garantire la tenuta all’acqua, rispettando e mantenendo l’aspetto estetico e cercando di contenere il più possibile i costi.
Per poter raggiungere l’obiettivo, è stato rimosso per settori il vecchio manto di copertura, sul quale nel corso dei decenni erano stati purtroppo posati senza alcun criterio strati e strati di tegole, accantonando quelle meglio conservate.
In seguito, sono stati sostituiti un numero limitato di travetti ammalorati, creando in seguito un piano con pannelli in compensato marino successivamente impermeabilizzato con membrana bituminosa da 4 mm armata in poliestere.
Per evitare di forare la guaina, sono stati posati dei listoni perpendicolari alla linea di gronda (interasse 80 cm), ricoperti con un cavallotto di guaina saldati ai lati, inchiodando poi gli arcarecci a questi listoni con chiodi leggermente più corti.
Per i coppi canale, sono state posate tegole nuove con nasello di ritegno agganciato all’arcareccio, sfruttando invece per i coppi di coperta le tegole originali recuperate.
Il lavoro, eseguito nel 1994, sta tutt’ora garantendo la tenuta.
2. Palazzo di via Boscovich 30 (Milano)
Un altro interessante esempio di rifacimento del tetto di edifici storici è il Palazzo di via Boscovich 30, a Milano, progettato dell’architetto Arata.
Si tratta senza dubbio della più longeva tra le coperture con cui ci siamo confrontati: costruito agli inizi del ‘900, il palazzo conservava nel 2010 ancora le tegole originali, salvo qualche modesto intervento di manutenzione ordinaria.
Le tegole, di tipo coppo lombardo, erano state fissate con malta sulla soletta in laterocemento, con isolamento termico completamente mancante.
La ridotta larghezza della via, l’altezza dell’edificio, la difficoltà di movimentazione dei materiali, la complessità della geometria della copertura e la presenza di mansarde abitate immediatamente al di sotto delle falde hanno richiesto un progetto che cercasse di avvicinarsi il più possibile alla durata della copertura originale.
Prima di tutto, sono state rimosse le tegole e, con martello elettrico, è stata fatta saltare la malta con la quale erano fissate.
Contestualmente, è stato realizzato un primo elemento di tenuta con membrana bituminosa da 4 mm armata con tnt di poliestere, applicata a fiamma, per proteggere i locali abitati sottostanti da eventuali piogge durante il cantiere.
Sono stati poi fissati con tasselli ad espansione dei listoni di abete (5×4 cm, paralleli alla gronda, ad interasse 60 cm), con l’inserimento di pannelli in polistirene estruso di 5 cm tra i listoni.
Il secondo elemento di tenuta, in pannelli sandwich di lamiera grecata da 7/10 accoppiata a strato isolante in poliuretano, è stato posato completandolo con converse, colmi, sigillature e quanto necessario a rendere la copertura perfettamente impermeabile.
Come strato finale, sono state impiegate tegole Zenith AT 11, del tutto simili al coppo lombardo originario.
L’opera è stata garantita per 30 anni contro le infiltrazioni di acqua.
3. Sacrestia del Bramante, Chiesa di S. Maria delle Grazie (Milano)
In questo particolare intervento, oltre a garantire la tenuta all’acqua, era tassativo non sostituire i materiali e non variare gli spessori della copertura.
Le vecchie tegole sono state quindi rimosse per settori e calate a terra, così come sono stati rimossi gli arcarecci in legno, creando sui travetti un piano di posa continuo con fodere di abete (2 cm).
Si è quindi posato un pannello ondulato sottotegola, nei cui incavi sono stati appoggiati i vecchi coppo canale conservati.
Per evitare lo scivolamento dei coppi di coperta, questi sono stati fissati con ganci in rame.
Se sei interessato anche a scoprire come si interviene in caso di rifacimento delle coperture di capannoni industriali e di edifici civili, leggi anche: Rifacimento del tetto di capannoni industriali: come si fa? e Rifacimento del tetto di edifici civili: come si fa?
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